venerdì 13 marzo 2009

Foto di gruppo

Filippo C. Battaglia
























Ecco sì, beh lì siamo sorridenti, era il compleanno di qualcuno, nemmeno ricordo, diciamo due compleanni... li avevano fatti insieme. Che poi non è passato tanto. È che la vita a volte... ma che cazzo, la vita è una merda senza tanti discorsi. Che poi tu credi di vedere Dio e invece sono i fari di un'auto che ti sta per investire il gatto o il cane o forse investe te. A me viene da vomitare. Comunque io sono quello dietro, in alto a destra i capelli ci sarebbero però c'è pure l'albero insomma me non mi si vede c'è davanti la testa di Giulio, però se guardi bene mi intravedi, comunque c'ero. Fatto sta che tutto si è sfaldato. Tutto si è sgretolato con noi e col paese, perché eravamo noi il paese e noi siamo caduti e quando siamo caduti noi non ci rendevamo conto di essere fratture, piccole fratture che però stavano tutte intorno, e che se crollano tutti allora, beh la vedete questa merda? Quello alto sulla destra è Luca, Luca una sera è andato in discoteca, in discoteca si è fatto un sacco di coca e poi ci ha bevuto, perché qualcuno tira per bere, come farsi una sega per scopare o qualcosa del genere... Allora, quella sera era implacabile, ci ha provato con tutte e si è scopato pure una tipa nel bagno, cioè così si racconta, poi completamente fatto ha attaccato briga con un gruppo di tizi di fuori, dei vaccari di periferia... e niente l'hanno buttato fuori se no questi lo rovinavano, ma a volte io vorrei che quei buttafuori del cazzo si fossero fatti gli affari loro perché poi Luca ha preso la macchina. Me mi ha svegliato mia madre la notte che diceva che c'era Claudio giù che era in lacrime e che diceva che Luca era morto. E quanti ce ne sono con una lamiera nel collo, con le bocche aperte e la pelle ustionata, sono tutti lì come una parata, una distesa di corpi e vite e cervelli, una generazione neanche fosse una guerra e chi non ha la lamiera nel collo e negli ingranaggi di un macchinario o è caduto da un'impalcatura oppure ha un ago nella vena o fa il politico o il banchiere... Le auto sono delle prigioni di lamiera, noi stiamo tutti scontando una qualche pena, a qualcuno però è stata data la pena di morte. E allora ti friggono. Al funerale di Luca forse eravamo ancora noi, ci siamo stretti, abbiamo pianto, ha pianto anche Giorgio che con Luca si litigava sempre perché era fascista, eravamo ancora noi e piangevamo e la sera ridevamo e piangevamo pure. Ridevamo e piangevamo insieme. Ma sotto l'apparenza le cose si stavano sfaldando. Qualcuno ha trovato la donna, qualcuno il lavoro, di tanto in tanto io vedo Paolo, disoccupato, Mirco l'hanno cassaintegrato, così dice Paolo, me l'ha detto... quand'è che lo visto? Una settimana fa mi pare. E io? Io non sono niente, sto ancora con mia madre e la mia faccia si sta sfacendo, secondo me questa non è neanche la mia faccia, era diversa, non ero bello, però ero qualcosa o forse non lo sono mai stato in ogni caso ora non sono più un cazzo. Non mi si vede neanche nella foto.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

la vita è una somma di numeri negativi e positivi il cui risultato, per forza di cose, deve essere uguale a zero...

Per compensare la morte di un fascista dunque dovranno prima o poi soccombere uno o più fermenti lattici...
Anno di lutto per lo jogurt...

Anonimo ha detto...

La tecnologia aveva tentato di boicottarci ma abbiamo avuto la meglio.
Soddisfatto del risultato, l'opera mi distrugge con una malinconia filtrata all'acido lisergico dei boschi di twin peaks, e pure il racconto nonostante l'abbia scritto io mi piace nei suoi dinamismi, nel ritmo e nella ricerca del linguaggio confusionale parlato che nasconde però purtroppo ancora un ordine

Elsa Franco ha detto...

Straziante. Caotico. Svanito. Lo definirei così, per dirti che sei riuscito a trasmettere qualcosa. Un raconto molto attuale su una cornice surrealista. Ottimo.